Lettere Cristiane e Classiche

“Testa, cuore, mani” tra peccato e redenzione

I Dieci Comandamenti come via per una buona e felice integrazione
  2 marzo 2020

In quest’anno accademico l’attività della nostra Università, come ormai noto a tutti, viene accompagnata dallo slogan: “Testa, cuore, mani. Integrare i saperi, fornendo ai giovani spazi per una migliore cultura”. Ispirati da queste parole, all’inizio del tempo sacro di Quaresima, vogliamo invitare i nostri lettori a una riflessione che potrà suscitare qualche iniziativa concreta in preparazione alla più grande festa cristiana, che è la risurrezione dai morti di nostro Signore Gesù Cristo.

Un aspetto che viene spesso trattato dalle letterature classiche, greca e latina, e non di meno da quella cristiana antica, è la nostalgia del “paradiso perduto”. Quest’armonia, che era vissuta dal “primo uomo” nel paradiso, si rifletteva non solo nelle relazioni interpersonali, ma anche nel rispetto della natura, anche se essa deve rimanere sottomessa all’uomo, senza nessuna sua divinizzazione. Tale armonia comprendeva soprattutto una relazione ottima con Dio, che si è rivelato come Uno e Trino nella storia della salvezza. Il peccato originale, come viene percepito nella teologia cattolica, causa disarmonia, disordine e soprattutto separazione.

Per questa ragione integrare “testa, cuore, mani” ha una sua attualità che ci provoca.

Possiamo domandarci: quale testa, quale cuore, quali mani devono essere integrati, cioè messi in unità e armonia tra loro? Nella “testa” possono entrare i pensieri cattivi, il “cuore” può avere sentimenti e passioni negativi, le “mani” in conseguenza possono praticare il male invece del bene. L’unico strumento per una buona e felice integrazione di queste tre realtà è, a nostro avviso, l’osservanza e la custodia dei Dieci comandamenti che tendono a riportare l’uomo al “paradiso perso”. Non è da meravigliarsi se all’inizio dei dieci comandamenti il primo posto venga riservato a Dio, e solo dopo i tre successivi precetti sempre riferiti a Dio, seguano gli altri per noi uomini (1. Non avrai altro Dio fuori di me. 2. Non nominare il nome di Dio invano. 3. Ricordati di santificare le feste. 4. Onora tuo padre e tua madre. 5. Non uccidere. 6. Non commettere adulterio. 7. Non rubare. 8. Non dire falsa testimonianza. 9. Non desiderare la donna d'altri. 10. Non desiderare la roba d'altri.). Una riflessione approfondita sui dieci comandamenti, una loro spiegazione retta e una pratica coraggiosa non sarà nient’altro che la realizzazione audace del summenzionato slogan per creare una cultura più umana e più umanizzante perché fondata su Dio, Uno e Trino che continua ad amare l’uomo.

Per concludere vorrei riportare qui un pensiero preso da un “classico” cristiano intitolato nella lingua originale Imitatio Christi, che ci ricorda che senza amore nessuna integrazione avrà buon esito: A nulla giova un'azione esterna compiuta senza amore; invece, qualunque cosa, per quanto piccola e disprezzata essa sia, se fatta con amore, diventa tutta piena di frutti. (Imitazione di Cristo 1.15.2).

 

Miran Sajovic

Decano della Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche