Questo mese il prof. Jacopo Rubini, fondatore e direttore del laboratorio latino Officina Latinitatis, sostenuto anche dalla nostra Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche, ha deciso di tradurre in latino il noto racconto fantastico dal titolo “Quelli, che abbandonano Omelas” (titolo originale: The ones, who walk away from Omelas).
Il racconto è nato nel 1973 dalla penna della scrittrice americana di temi sociali e fanta-scientifici Ursula Kroeber Le Guin (1929-2018), che lo scrisse con lo stile elegante e tagliente, che la contraddistingue. L’autrice era infatti solita riflettere in modo del tutto peculiare, nei suoi libri e racconti, sulle condizioni politiche, sociali e morali degli uomini d’ogni tempo spesso in modo provocatorio, chiamando i lettori a meditare a fondo sulle questioni fondamentali della vita umana.
Ed è ciò che avviene, con grande grazia ed eleganza, anche in questo breve racconto. Le Guin, infatti, dipinge il profilo di una città immaginaria di nome Omelas (metafora della società occidentale), i cui cittadini stanno celebrando la Festa d’Estate, la più importante della regione: grandi processioni e tornei sportivi, mentre i cittadini godono di una somma felicità, che riflette a sua volta la felicità di ogni giorno della loro vita, condivisa da tutta la popolazione. Infatti - se è lecito credere all’autrice, che si sforza grandemente di ottenere questo risultato - i cittadini di Omelas sono i più felici di tutti gli uomini: non conoscono tristezza e nemmeno sembrano essere in grado di concepire l’idea della colpa e del rimorso…
Ma nulla è gratis in questa vita mortale: ogni cosa ha un prezzo e a un certo prezzo deve essere acquistata. Anche la felicità. Ursula K. Le Guin, dunque, si dedica a scoprire, con parole incantevoli, ma anche dure e crude, quale e quanto sia il prezzo della felicità terrena, fondata sulla consapevolezza di una infelicità e di una disperazione terribili ed ingiuste, ponendo sotto gli occhi dei lettori l’assurdo paradosso sociale della felicità umana, che confonde nel suo seno giustizia e ingiustizia, spesso oltre e al di là della comprensione umana.
Per leggere il racconto, segui il link.
[Lat] Hoc mense, prof. Jacobus Rubini, conditor concinnatorque ergasterii Latini Officina Latinitatis, cui nostra etiam Litterarum Christianarum et Classicarum Facultas publice favet, fabellam phantasticam famà praeclaram Latine aggredi constituit, cui titulus “De illis, qui Omelade secedunt” (Anglice: The ones, who walk away from Omelas).
Hanc narratiunculam scriptix rerum phanta-scientificarum ac socialium Americana Vrsula Kroeber Le Guin (1929-2018) anno 1973 contexuit, lepido, quo distinguebatur, stilo atque acuto ingenio. Scriptrix Americana suum usque esse duxit, condiciones hominum omnium temporum politicas, sociales et morales peculiarem in modum suis in fabulis ac libris considerare, lectores saepenumero provocans ad quaestiones humanas fundamentales altius ac penitus meditandas.
Quod, item, etiam in hac brevi fabellà summo fit cum lepore. Nam Le Guin figuram calamo delineat urbis cuiusdam commenticiae nomine Omelas (simulacrum, videlicet, societatis hominum Occidentalis), cuius cives Festum Aestatis - populi, ut conicere licet, maximum - pompis frequentissimis necnon iucundissimis iuvenum certaminibus celebrant, summà gaudentes felicitate, eorundem, vicissim, communem et quotidianam, qua fruuntur, beatitudinem referente. Omeladenses, enim - auctrici si credere liceat, quod ut faciamus strenue ipsa enititur - omnium hominum sunt beatissimi, nec ullam norunt tristitiam; immo, ne culpae quidem conceptui neque imagini mente fingendis pares esse videntur…
Nihil, tamen, in hac vità mortali, gratris accipitur: omnia aliquanto veneunt ac prostant pretio. Nec minus beatitudo. Quod, igitur, quantumque sit huius terrenae felicitatis pretium, cui conscientia terribilis atque iniustae subest infelicitatis ac desperationis, verbis lepidis, simul crudis durisque, explorat Vrsula K. Le Guin, sub lectorum ponens oculos absurdum paradoxum socialis hominum beatitudinis, quae iustitiam atque iniustitiam - praeter omnem, saepe, mortalis ingenii captum - sinu miscet et confundit.
Si fabellam legere vis, nexum interretialem sequere.
[Jacobus Rubini]